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"Sono bruttissima"

“Sono bruttissima”, scritto da Judith Fathallah, è stato pubblicato nel 2006 dalla casa editrice Mondadori; il libro, di 247 pagine, è un’autobiografia, in quanto l’autrice racconta la sua storia attraverso il personaggio di Jessica Hassan.

Jessica era sempre stata un po’ sovrappeso, ma non si era mai veramente preoccupata di questo, fino a quando, all’età di tredici anni, decide di iniziare una dieta, perchè gelosa dei corpi delle ragazze incontrate durante una vacanza in Germania. La dieta funziona e in pochi mesi Jess perde molti chili così, felice e fiera dei complimenti che riceve, la questione le sfugge di mano: la ragazza mangia sempre di meno, e diventa sempre più scontrosa e suscettibile. La madre decide allora di portarla da un medico, che le diagnostica l’anoressia nervosa, ma nonostante Jess sappia di essere malata, continua imperterrita con esercizi fisici estremi e a ridurre la sua alimentazione, fino a mangiare solo 800 calorie al giorno. L’unica cosa che riesce a fermarla è la tristezza di sua madre: dato che il padre di Jess era morto quando lei era piccola, non vuole causare altre sofferenze alla famiglia. Decide perciò, di sua volontà, di farsi ricoverare in una clinica per ragazzi con disturbi alimentari e autolesionismo.

Nel libro l’antagonista, cioè l’anoressia, viene rappresentata da una voce nella testa di Jess, soprannominata Scimmia, citando un romanzo di Stephen King. La Scimmia fa qualsiasi cosa, purché la ragazza non riesca ad ingrassare abbastanza da tornare in salute: la obbliga a fare esercizio e a vomitare ogni cibo che ingerisce, anche se Jess combatte con tutte le sue forze per sconfiggerla.

La trama non è particolarmente originale, ma ho apprezzato comunque la storia. Mi è piaciuto il modo in cui Jess, e di conseguenza l’autrice, parla dei suoi pensieri e di quanto sia difficile superare una malattia, facendo comprendere meglio i disturbi alimentari. Il libro non parla solamente di anoressia, ma parla anche di altri tipi di disturbi, di cui soffrivano gli altri ragazzi ricoverati nella clinica di Jess: mi hanno colpito molto le varie situazioni, soprattutto le ragazze autolesioniste, che dovevano essere costantemente controllate, perché non si togliessero la vita.

E’ un libro interessante, con uno stile di scrittura scorrevole e non complicato, quindi può essere facilmente compreso da tutti.


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